Pensione di vecchiaia: prendere in considerazione tutti i periodi di cura della prole maturati in differenti Stati membri dell’Unione Europea
Chiarimenti dei giudici sui periodi di cura della prole, svolti in differenti Stati membri, ed equiparati a periodi di assicurazione

I periodi di cura della prole, maturati in altri Stati membri dell’Unione Europea, devono essere presi in considerazione ai fini del calcolo della pensione di vecchiaia. I giudici comunitari ribadiscono il principio secondo cui lo Stato membro debitore della pensione e in cui la beneficiaria del trattamento previdenziale ha esclusivamente lavorato e versato contributi, tanto anteriormente quanto successivamente al trasferimento della propria residenza in un altro Stato membro in cui si è dedicata alla cura dei figli, deve prendere in considerazione tali periodi di cura dei figli. Il caso riguarda una donna che nel novembre del 1987, dopo aver svolto un’attività autonoma in Austria, si è stabilita in Belgio, dove ha dato alla luce due figli. Fin dalla nascita del primo figlio, la donna si è dedicata alla loro cura, senza esercitare alcuna attività lavorativa, senza maturare alcun periodo di assicurazione e senza percepire prestazioni per la loro cura. E lo stesso è avvenuto in Ungheria, dove ha soggiornato nel dicembre del 1991. Al suo ritorno in Austria, nel febbraio del 1993, la donna ha continuato a prendersi cura dei figli per tredici mesi, rimanendo al contempo iscritta obbligatoriamente e versando contributi al regime previdenziale austriaco. Ha poi lavorato e versato contributi in tale Stato membro fino al suo pensionamento. Per il calcolo della prestazione di pensionamento, precisano i giudici, vanno considerati non solo i periodi di cura della prole svolti in Austria ed equiparati a periodi di assicurazione, ma anche quelli maturati in Belgio e in Ungheria. (Sentenza del 7 luglio 2022 della Corte di giustizia dell’Unione Europea)