Possibile l’acquisizione della cittadinanza per lo straniero anche se è deceduto il suo coniuge italiano

Irragionevole, e in contrasto con la Costituzione, negare la cittadinanza allo straniero (o all’apolide) sposato con un cittadino italiano ma rimasto vedovo dopo aver presentato l’istanza e prima della definizione del relativo procedimento

Possibile l’acquisizione della cittadinanza per lo straniero anche se è deceduto il suo coniuge italiano

La morte del coniuge italiano non può impedire allo straniero l’acquisizione della cittadinanza. A dirlo sono i giudici della Corte Costituzionale, i quali precisano che lo straniero (o l’apolide) che, in conseguenza del matrimonio con un cittadino italiano, abbia maturato i requisiti legali per chiedere la cittadinanza, non può vedersi negare il relativo provvedimento a causa della morte del coniuge verificatasi nel corso del procedimento per il riconoscimento del suo diritto. Illegittima, di conseguenza, la normativa che non esclude, dal novero delle cause ostative al riconoscimento del diritto di cittadinanza, la morte del coniuge dello straniero, nonostante essa sia sopravvenuta in pendenza dei termini previsti per la conclusione del procedimento. Secondo i giudici è intrinsecamente irragionevole, e in contrasto con la Costituzione, negare la cittadinanza allo straniero (o all’apolide) sposato con un cittadino italiano ma rimasto vedovo dopo aver presentato l’istanza e prima della definizione del relativo procedimento. La morte è infatti un evento del tutto indipendente sia dalla sfera di controllo del richiedente sia dalla ragion d’essere dell’attribuzione della cittadinanza. (Sentenza 195 del 26 luglio 2022 della Corte Costituzionale)

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