Libero dall’Irap il giovane avvocato che si avvale dei servigi di un collega

Riflettori puntati sui compensi corrisposti al collega. Essi non bastano a dare prova dell’esistenza di un’autonoma organizzazione

Libero dall’Irap il giovane avvocato che si avvale dei servigi di un collega

Libero dall’Irap il giovane avvocato anche se ha corrisposto ben 7.400 euro a un collega per prestazioni direttamente riguardanti l’attività professionale. Respinta dai giudici tributari la pretesa avanzata dal Fisco. Accolta, invece, la tesi proposta dal giovane legale, tesi secondo cui l’attività professionale da lui svolta, è stata esercitata in quasi totale assenza di beni strumentali, trattandosi di un giovane avvocato che opera in un immobile non di sua proprietà e che divide per giunta con un altro professionista, disponendo di una dotazione minima di beni strumentali e con l’ausilio di un solo dipendente avente mere mansioni di segreteria, con contratto di lavoro a tempo parziale. Impossibile, in particolare, secondo i giudici, sostenere che il giovane avvocato si avvalga di una autonoma organizzazione alla luce dei compensi, pari a 7.400 euro, corrisposti ad un collega avvocato per prestazioni direttamente afferenti l’attività professionale. Su questo fronte i giudici precisano che i compensi corrisposti al collega per redazione di atti e partecipazione alle udienze rappresentano prassi tra i professionisti che si trovano a dover partecipare nello stesso giorno a più udienze e, certamente, non possono dimostrare la sussistenza dell’autonoma organizzazione ai fini Irap. (Sentenza dell’11 gennaio 2022 della Commissione tributaria regionale della Toscana)

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