Sarà la Consulta a decidere sull’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le donne single

Dopo nove anni, la Corte Costituzionale si trova ad esaminare nuovamente la legge sulla procreazione assistita medicalmente. È il Tribunale di Firenze a sollevare la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 5 della legge 40/2004, il quale impone il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita per le persone single

Sarà la Consulta a decidere sull’accesso alla procreazione medicalmente assistita per le donne single

La vicenda esaminata riguarda la richiesta avanzata da una donna di 40 anni, single, per poter sottoporsi a un trattamento di inseminazione artificiale presso un centro di procreazione assistita (PMA) in Toscana. Tuttavia, l'autorizzazione le veniva negata a causa del divieto stabilito dalla legge n. 40/2004, che attualmente limita tale procedura alle coppie eterosessuali adulte, escludendo le persone single.

La donna, trovando ingiusto tale divieto, ha deciso di rivolgersi al Tribunale di Firenze per ottenere la possibilità di accedere alla fecondazione assistita utilizzando gameti maschili donati in modo anonimo, e ha sollevato la questione della legittimità dell'articolo 5 della legge n. 40/2004, in quanto esclude irragionevolmente le donne single dall'accesso alla PMA.

Il Tribunale di Firenze ha ritenuto che la questione sollevata dalla ricorrente fosse rilevante e fondata, in quanto diversi aspetti della normativa risultano incostituzionali. In particolare, la legge sarebbe in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, generando una discriminazione ingiustificata tra le coppie e le persone single, nonostante in Italia sia riconosciuta e tutelata anche la famiglia monogenitoriale. I Giudici ricordano che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 161 del 2023, ha già concesso alle donne sole la possibilità di impiantare embrioni formati precedentemente all'estero, garantendo così la maternità anche in situazioni familiari complesse. Inoltre, il Ministero della Salute ha riconosciuto alle donne separate o vedove il diritto al trasferimento di embrioni crioconservati, a patto di avere il consenso per la fecondazione.

Il divieto prescritto dall'articolo 5 della legge sembrerebbe contrastare anche con gli articoli 2 e 13 della Costituzione, poiché limita il diritto di procreazione e la libertà di formare una famiglia con figli non biologici; la disposizione negherebbe inoltre il diritto alla maternità alle donne, violando i principi di libertà di scelta nelle decisioni procreative.

Il Tribunale di Firenze, pertanto, ha deciso di sospendere il procedimento e di rimettere la decisione alla Corte Costituzionale (Tribunale di Firenze).

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