Non può essere licenziato il dipendente che mentre è in malattia lavora nel proprio bar.

Il dipendente, sorpreso mentre lavorava nel suo bar nonostante fosse in malattia per un infortunio, non è stato licenziato dalla società datrice di lavoro. A salvarlo le riprese della videocamera posizionata all'ingresso del locale, installata dall'azienda.

Non può essere licenziato il dipendente che mentre è in malattia lavora nel proprio bar.

Il caso in esame riguarda un dipendente di una società controllata dalla Regione, licenziato dopo che una telecamera, installata dall'azienda, ha evidenziato che, nonostante fosse in malattia a causa di un infortunio alla mano, ha continuato a lavorare nel bar di sua proprietà. Secondo l'azienda, questo comportamento è stato considerato così grave da giustificare il licenziamento immediato.

Nello specifico, il dipendente, che lavorava come impiegato, è stato licenziato perché, per un periodo di nove giorni, è stato visto svolgere diverse attività nel suo bar, utilizzando anche la mano ferita. Le attività contestate vanno da gesti leggeri come fumare e rispondere al telefono, a compiti più pesanti come sollevare sedie e tavoli, aprire porte e chiudere tende.

Tuttavia, i giudici d'appello hanno sorprendentemente deciso che il dipendente non meritava il licenziamento e che doveva essere reintegrato nel suo ruolo. Secondo la Corte d'Appello, l'azienda non è stata in grado di dimostrare che le attività svolte dal dipendente mettessero a rischio la sua guarigione o compromettessero gli interessi dell'azienda.

Nonostante le obiezioni sollevate in Cassazione dall'azienda, i giudici hanno confermato il diritto del dipendente al reintegro.

La Cassazione ha sottolineato che, per licenziare un dipendente per svolgimento di attività durante la malattia, il datore di lavoro deve dimostrare che la malattia sia simulata o che le attività possano ritardare il rientro in servizio. Nel caso specifico, le attività svolte dal dipendente non sono state considerate rilevanti, in quanto non hanno compromesso il processo di guarigione o il ritorno al lavoro.

Le prove fornite dal datore di lavoro, tra cui la videosorveglianza dell'ingresso del bar per nove giorni, hanno dimostrato che le azioni del dipendente erano di poco conto e che non avrebbero influenzato la sua guarigione o il suo ritorno al lavoro. A seguito di queste valutazioni, la Cassazione ha deciso che il comportamento del dipendente non era illegale, confermando il suo diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro (Cas. n. 23747 del 4 settembre 2024).

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